Dal pianeta Donne e Cda
Scritto da Anna Puccio  Mercoledì 24 Marzo 2010 17:03   

La presenza di donne nei consigli di amministrazione e’ un argomento diventato ‘di moda’. Se ne parla dalla fine del 2005, da quando la Norvegia ha messo l’obbligo del 40% di donne per legge in tutti i CdA delle aziende norvegesi. Dall’estero continuano ad arrivare studi, statistiche che provano l’utilità economico-finanziaria della presenza di donne nelle stanze dei bottoni. In Italia si pubblicano con cadenza mensile, e in alcuni momenti dell’anno quasi settimanale, articoli che spiegano la materia su quotidiani generalisti ed economici.

Tutto ciò e’ principalmente motivato dalla sensibilizzazione dei media da parte di vari gruppi più o meno organizzati di donne e uomini esperti e meno esperti di materie di corporate governance, che  se ne stanno occupando da anni anche in Italia. Il motivo e’ oggettivo. Ci sono oggi nel 2010 solo 6% di donne nei CdA delle aziende quotate, che significa solo circa 160 persone, e il trend di crescita e’ bassissimo tale da far prevedere innanzi a noi ancora una sessantina d’ anni per raggiungere il 30% di presenza femminile. Ciò in realtà non succederà neppure in sessant’anni anni, perché esempi altri paesi più evoluti, generalmente anglosassoni, evidenziano che arrivati ad una presenza di circa il 10% non c’e’ progresso in assenza di azioni positive specifiche. Non sono serviti fino ad ora appelli di esponenti autorevoli di opinione pubblica competente agli organi di governo che chiedevano di inserire nelle grandi aziende partecipate pubbliche, quotate e non quotate, almeno 1 donna per Cda, anche proponendo nominativi selezionati da ‘advisory board’ riconosciuti. Parlo di aziende come Eni, Enel, ecc. Ed era il 2008.Da allora 2 iniziative importanti sono state messe in campo. La prima riguarda progetti di tipo legislativo parlamentare, con 2 disegni di legge presentati alla Camera e 2 al Senato, da entrambi parti politiche. Questo farebbe pensare ad una sensibilizzazione al tema anche dei rappresentanti politici nazionali. I lavori sono iniziati dalla Camera e la Commissione Finanze ha iniziato le audizioni di esperti. In sintesi, i disegni di legge chiedono di creare dei meccanismi di elezione tramite le liste presentate dagli azionisti, che facciano in modo di nominare nei CdA almeno il 30% del genere sottorappresentato. I lavori si prevedono ancora lunghi e soprattutto ci si aspetta una reazione ostile, almeno inizialmente, del Parlamento.L’altra iniziativa e’ stata intrapresa da Borsa Italiana, come parte della revisione del Codice di Autodisciplina delle aziende quotate. Anche qui un gruppo di esperti ha lavorato oltre 1 anno per mettere insieme un testo, il più accettabile possibile dalle aziende emittenti e dalle associazioni che le rappresentano. Non si parlava di quote o percentuali, bensì di presenza di donne e uomini competenti, facendo particolare attenzione al fattore di genere e a quello generazionale. La triste notizia e’ che l’argomento non e’ neppure stato discusso nella  riunione conclusiva del tavolo dei decisori, dimenticato, ignorato, considerato non rilevante.A questo punto, confidiamo nella politica e nella capacità di visione dei nostri rappresentanti affinché pongano le imprese italiane di fronte alla grande opportunità di crescere ed innovarsi meglio e più velocemente grazie alla valorizzazione del patrimonio disponibile di competenze femminili.
 

Commenti 

 
#4 Claudio 2011-07-08 06:34
A quando le quote anche nei cantieri? Eh già ma quelli sono lavori da uomini, morire sul posto di lavoro deve essere un nostro privilegio, parità sì ma solo quando vi fa comodo.
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#3 Claudio 2011-07-08 06:33
Io propongo di vietare per legge l'accesso degli uomini ai CdA, tanto sono tutti stupidi, no?
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#2 impolbowl 2011-04-09 14:40
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#1 Erica Pet 2010-10-14 16:39
Segnalo l'articolo "Scacco alla regina" della rivista SINTESI. Un'interessante lettura per capire qual è il rapporto tra donne e potere in Italia

http://www.sintesi.it/dossier/scacco-alla-regina/
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