Una class action contro Emma Bonino?
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Scritto da Redazione PoD  Domenica 13 Marzo 2011 15:33   

Vi proponiamo la lettura di un articolo apparso sabato scorso su Il Foglio, a firma Marina Terragni, che critica aspramente l'intervento tenuto da Emma Bonino durante l'appuntamento organizzato da Newsweek a New York con le 150 donne che hanno scosso il pianeta.  Riteniamo che non sia grave nè  improprio  fare paragoni tra una italia semi addormentata che comincia appena a stiracchiarsi per  rimettersi in marcia verso nuovi diritti e parità di genere e osservare come altre donne, nel resto del mondo, reagiscano a discriminazioni ben piu' pesanti . Tanto più che nessuna conquista civile e politica è, in nessun posto del mondo, definitiva, ma va sempre difesa e rilanciata. Proprio qualche giorno fa su questo sito segnalavamo la manifestazione di piazza Tahrir in Egitto, dove le donne manifestavano per  una costituzione che  le includesse. Senza voler fare l'esegesi dell'intervento  di Emma Bonino, pensiamo pero' che le sue parole a  New York volessero semplicemente sottolineare come altrove ci sia grande fermento al femminile ,una voglia di non arrendersi o accontentarsi, diversa da quella che c'è nel nostro stanco occidente. E che sebbene la situazione di diritti civili e politici qui da noi sia migliore di quella di tanti paesi mediorientali o africani, ci sono conquiste che  vanno difese ed altre che sono state raggiunte in tutto il resto d'Europa ma non in Italia. Ci sono scelte politiche che continuano a non essere fatte, logiche di cooptazione, ingerenze clericali che nel nostro paese hanno contribuito a marginalizzare la presenza e il peso dell'universo al femminile in Italia. Senza polemica verso la Terragni, ottima giornalista, ci permettiamo un  ultimo commento a margine: possibile che anziché sottolineare che c'è anche una donna italiana tra le 150 donne che hanno scosso il Pianeta, secondo il Newsweek,  si preferisca "indignarsi"? Ci sono donne da raccontare e che hanno fatto e costruiscono la storia del nostro paese.  Si propone provocatoriamente una class action contro di essa? insomma ci pare una buona occasione per parlare di temi seri, senza strumentalizzazioni e per scuotere un po' il  dibattito  sulla situazione al femminile in Italia.  Si potrebbe dire che dopo l'8 marzo, in cui siamo tutte piu' buone come a natale, basta qualche riga sui quotidiani perfino sulle cose importanti, per comprendere che i problemi sono ancora tutti lì ad aspettarci...e quanto sia  piu' facile dividersi che affrontarli insieme.

CLASS ACTION CONTRO LA BONINO CHE CI DIPINGE COME SCHIAVE

di Marina Terragni

Indignez-vous, care amiche. Ma sul serio. Quanto a me sono furibonda, e di sciarpe bianche al collo oggi ne metterei una decina tutte insieme per quello che ci sta facendo Emma Bonino. La quale, unica italiana celebrata da “Newsweek”tra le 150 donne che hanno scosso il pianeta, categoria “donne combattenti nel Terzo Mondo” –tra cui l’Italia-, ha ritenuto di onorare il riconoscimento concionando di oppressione femminile insieme a un’egiziana, a un’iraniana e a una saudita, tutte oppresse a pari merito, alla conferenza internazionale “Women in the World 2011” di New York.

 

 

Ora, tutto questo è molto pittoresco. Come quella volta che in un fumoso e fetido pub di Berlino-Kreuzberg, primi anni ’80, mi capitò di vedere un manifesto che chiedeva “libertà per i 40 mila prigionieri politici italiani”. “Non sono un po’ troppini?” chiesi ai miei amici. “Ma ai compagni tedeschi” mi spiegarono “piace”. Può essere che questa cosa dell’oppressione femminile aggiunga nuova fragranza al nostro esotismo. Sbarreranno gli occhi, i giovani yankee in Grand Tour, quando vedranno che talune di noi guidano la macchina e le più fortunate hanno anche la lavapiatti. E’ un periodo che farei class action a tutti, e mi verrebbe da farne una anche alla nostra vicepresidente del Senato, che ci disonora –scuorno!- davanti a una platea internazionale con patrocinio dell’Onu e della Casa Bianca, ricordando nostalgica “la grande stagione delle nostre conquiste degli anni ’70, il divorzio, l’aborto (le conquiste “tristi”, ndr)… e poi il lungo sonno degli anni ’80 e ’90,ricacciate in casa, private delle strutture sociali più elementari”. Si potrebbe ricordare a Emma che proprio nei formidabili anni ’70, con la fine dell’agricoltura nel nostro paese si registrò uno dei tassi più bassi di occupazione femminile, e che la crescita tumultuosa cominciò verso la fine degli anni ’80. Che da un certo punto degli anni ’90 in poi l’unica occupazione che cresceva era quella femminile. Che le donne ormai costituiscono la maggioranza in molte professioni: siamo pieni di avvocate, magistrate, mediche. Che dove si accede per concorso si va alla grande, il problema è l’accesso per cooptazione, come in politica e nelle aziende. Che nel Nord e in Emilia gli obiettivi di Lisbona sono raggiunti e la Lombardia non ha niente da invidiare al Baden-Wurttemberg, mentre al Sud c’è una marea di lavoro nero. Dettagli, per carità -se Emma ne vuole altri provi a contattare le amiche del gruppo lavoro alla Libreria delle Donne di Milano-: alle “compagne” paritarie americane piacciamo così, tutte ex-segnorine chiuse in cucina a tirare la pasta, in guepiere e piene di lividi. I numeri sono una cosa strana. Mi dice un’amica: “In Rwanda hanno il 50/50 in politica. Ok, vacci a stare tu in Rwanda”. Qui la pillola non va giù, eppure gli aborti diminuiscono, se possiamo i vecchi ce li teniamo in casa anziché mandarli negli ospizi, per i bambini cuciniamo invece che sbatterli al Mac, i nostri uomini sono egoisti e infantili ma i maschi maghrebini che vengono a stare qui li prendono in giro perché si fanno comandare dalle donne. Il nostro è uno strano paese, normale non lo sarà mai, bello e sghembo come le sue piazze, la Brianza è il posto più ricco d’Europa e la Calabria povera come la Grecia. Ma bisogna amarlo e rispettarlo per capirlo e per farlo fiorire. Il vittimismo e il pariopportunismo possono fare danni assai più seri di qualunque mediaticissimo velinismo, come dice l’amica e maestra Luisa Muraronel suo ultimo “Non è da tutti – L’indicibile fortuna di nascere donna”(Carocci), mettendoci in guardia di fronte della “posizione falsamente femminista di considerare il sesso femminile come la grande vittima di una grande ingiustizia maschile. Questa semplificazione è tipica della politica dei diritti che porta a sopravvalutare quello che si può ottenere in nome dei diritti e a sottovalutare le persone con le loro risorse”. Quasi quasi lo regalo a Emma.

 

Commenti 

 
#3 Luana De Vita 2011-03-15 09:02
E’ il metodo “manganello” del Foglio per demolire un “nemico”, deve aver dato fastidio che proprio Emma Bonino abbia “contaminato” il nome dell’Italia riqualificandol o a livello internazionale, un successo evidentemente intollerabile. Ed è una donna a prendersi il piacere di trastullarsi sul “concionare” di oppressione femminile della Bonino. Ha ragione Toscani, il giornalismo femminile è il vero problema delle donne, l’informazione italiana è malata e le penne rosa sono non sembrano migliori di quelle celesti. Ma perché perdere tempo a leggere certe provocazioni? Mi auguro che sia PoD che Emma Bonino abbiano cose più importanti di cui occuparsi. p.s. Però, onore al merito, una notizia c’era in questo articolo: in Iran, Egitto e Arabia Saudita le donne sarebbero tutte oppresse “a pari merito”. Davvero? Sembra una battuta da bar dello sport o banco di frutta del mercato, ce ne sarebbero di cose serie da dire invece, serie però.
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#2 valeria manieri 2011-03-14 23:12
grazie giovanna per il tuo commento.
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#1 giovanna roiatti 2011-03-13 18:27
Ho ascoltato la testimonianza di Emma Bonino e delle altre alla conferenza internazionale “Women in the World 2011” di New York, proprio dietro sollecitazione di Marina Terragni. Ho trovato troppo centrata sull'immagine distorta data dai media della donna italiana che è altro, ma sono totalmente d'accordo con quanto detto da Emma, anche rispetto al confronto tra i decenni passati e ora. Negli anni '70 e '80 credevo di avere pari possibilità rispetto ai miei amici e compagni, pian piano ho dovuto scoprire che non era così. Inoltre sono molto d'accordo con l'affermazione che le donne italiane sono a volte le peggiori nemiche di se stesse. Devono assolutamente svegliarsi...
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