Autorappresentazione

Il nostro gruppo si propone di individuare modalità efficaci per far passare nella società e soprattutto tra le donne la voglia di vedere il messaggio che sta dietro a ciò che ci viene proposto di guardare, evidenziare punti di vista e punti di cecità.

Evidenziare ciò che si cela dietro la norma di un contratto di lavoro, la stesura di una legge, il taglio di una ricerca, le forme per dire, l'accettazione del "neutro-maschile" per rappresentare (neutralizzare) noi tutte.

Ci vuole una campagna simultanea diretta ai cuori e alle menti, ci vuole una pervasiva e interessante fase di "ri-educazione" di noi stesse, per essere in grado di evidenziare, ri-conoscere, svelare, i luoghi di " imprinting formativo" che in una società occidentale e complessa vengono sviluppati non soltanto in famiglia, ma nelle scuole, nelle università, sui media, in TV, e anche nell'importazione di soap, format, generi diversi, nella acritica assuefazione ad una  eurohollywood cresciuta sempre più in questi ultimi anni.

Mettere a tacere menti e intelligenze non serve, anzi, è dannoso.

Il nostro gruppo dovrà interagire con gli altri gruppi, innanzitutto il gruppo “media ” svolgendo una funzione un po' da collante.

Autorappresentazione, ovvero come le donne si vedono e rappresentano se stesse.

Nelle professioni, nella politica, nel lavoro, nel mondo in generale, le donne hanno spesso introiettato, per definirsi, per muoversi, per agire, il modo di “vederle” del genere maschile: un modo condizionato.

Il gruppo autorappresentazione tenta di mettere in evidenza come molte donne tendono a presentare se stesse non come donne, genere, ma nel modo in cui gli occhi degli altri le vedono o preferiscono vederle.

Come riusciamo a dirci per quello che realmente siamo, facciamo, e non per come ci rappresenta la visione maschile?

Siamo consapevoli di quanto l’omologazione al maschile ci costringa ad usare linguaggi, comportamenti, modalità, per parlare di noi, per dirci, che ci cancellano, ci annichiliscono?

Siamo consapevoli che i territori esterni al mondo della casalinghitudine e della famiglia sono territori definiti, classificati, regolati dal genere maschile nel quale veniamo considerate, definite classificate visitatrici, ospiti, tollerate, Ma mai padrone e, dominae?

Se noi per prime non rivendichiamo il fatto che tutto il mondo ci riguarda, perché ci siamo perché ci appartiene perché è un mondo di cui fanno parte due generi?

Quando con coraggio riusciremo a superare gli steccati di un territorio già dato, per affrontare spazi liberi, scopriremo il mondo che ci ri-guarda e anche il linguaggio avrà voce di donne.

Componenti del gruppo AUTORAPPRESENTAZIONE:
Billi Edda, Dakka Fadia, Giacobbe Irene, Laske Cornelia, Moschini Laura, Oliva Rosanna, Pollo Marisa.

 

Comitato Pari o Dispare